A chi me lo aveva chiesto avevo risposto di no, che non avrei scritto una parola su questi fatti accaduti, su queste cose orribili accadute nella mia città;
ma non ci sono riuscita, ho perso ed avete vinto voi che mi avete chiesto di scrivere degli Olandesi a Roma

 

Piangere davanti al telegiornale è ridicolo, lo so,
ma quando vedi le mura imbrattate da chi non rispetta nemmeno l’aria che respira,
quando vedi le tue cose (non) tue, rompersi per mano di chi non apprezza,
allora ti viene da piangere perché sei e rimani impotente di fronte a chi non comprende nulla.

Roma. Partita di calcio. Importante o no, non lo so e non mi interessa sapere.
Roma. Partita di calcio. Giocatori pronti. Tifosi preparati e contenti. Forse.
Roma, il giorno prima della partita arrivano i tifosi della squadra esterna,
sarà una bella partita dicono alla radio, sorrido io ché non mi interessa troppo,
ma ovviamente vorrei la vittoria per la squadra dove sono nata e dove vivo.

Roma, cosa spinge a seguire una squadra di calcio in trasferta?
Non lo so perché non l’ho mai fatto né lo farò forse, perché “mai dire mai” mi hanno insegnato.

Se seguire la squadra del cuore significa andare a far guerriglia,
allora non ho capito bene cosa c’entri il cuore.
Già perché a vedere quello che è accaduto, a me ha spezzato il cuore,
a chi segue una squadra, il cuore si spezza se perdono la partita.

Ma la partita della vita, loro la conoscono?
Conoscono i beni della vita?
No, non credo affatto.

Avrà impiegato una vita il “sig. Bernini” a costruire quella barchetta?
Chissà forse avrà fatto presto così come chi è stato bravo a romperla,
sì perché è stata rotta e non solo una volta e riparata, da poco…

Roma, partita di calcio. Si vince e si perde, questa volta si pareggia.
A nulla serve il risultato di parità.
A nulla perché i danni sono in quantità, i danni veri e quelli morali che nessuno sa quantificare e che forse nessuno mette nel conto.

La guerra è stata riproposta nella mia città e Roma si è ricordata di anni addietro, dei soldati che la calpestavano, delle grida e dei negozi che chiudevano all’improvviso;
o forse Roma avrà pensato che era una semplice manifestazione di lavoratori?
Roma pensa… Roma respira, Roma è viva ed è vita!

Vorrebbero in molti la sua fine, la sua sconfitta, ma Roma, la mia Roma è viva.

 

 

 

Mi rivolgo a voi, a voi che avete fatto un rodeo di bottiglie in Piazza di Spagna, siete arrivati qui fieri del vostro IO e cosa avete dimostrato?
Avete dimostrato di essere tifosi e di averle quadrate?
Nossignore… non avete dimostrato altro che ignoranza, che sapete solo fare violenza, ma violenza di gruppo.
Venite uno alla volta a Roma, a Piazza di Spagna, fate uno alla volta quello che avete fatto in gruppo, perché non provare l’ebbrezza della birra da soli?
Ché forse chi non beve in compagnia … ma un ladro avrebbe fatto meno scempio.

Forse nemmeno meritate tanta importanza, forse meritate il silenzio stampa,
come chi si è chiuso dietro le porte e le finestre per non apparire e per non parlare;
e non mi riferisco ai poveri negozianti che ci hanno rimesso la giornata.
Ma che importa a voi? Voi eravate qui a festeggiare ancor prima di aver vinto.

Avete vinto? Complimenti.
Quello che si fa ritorna… dicono gli anziani.

Giù le mani dalla mia città e vergognatevi, TUTTI.

Complimenti a chi sa fare della birra e che ha commentato in maniera decente i fatti accaduti.
Io l’ho solo fatto con rabbia e lacrime e non me ne vergogno affatto.

 

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