Una cittadina arroccata e una marina con spiaggia e scogli, bella da vedere e vivere, nel cuore del Golfo di Salerno è proprio Castellabate: andiamo?
un po’ di storia
Un territorio antico abitato dai Longobardi e poi dai Normanni ma prima ancora si sono trovate tracce dell’era Paleolitica soprattutto nelle frazioni di Licosa, Alano e San Marco; insomma ne ha visti di popoli la piccola Castellabate che vede cittadini i Longobardi prima e i Normanni dopo.
E proprio durante la presenza di questi ultimi, i vicini Monaci Benedettini di Cava dei Tirreni iniziano la bonifica di varie terre e in difesa del popolo locale l’abate Costabile Gentilcore decide di far costruire una fortezza attorno al quale inizia ad abitare il popolo locale.
Questo castello regalerà il nome all’attuale Comune, perché da Castrum Abbatis, ossia castello dell’abate diverrà poi Castellabate.
Così difesi e con un porto presente, gli abitanti iniziano a far prosperare la cittadina fino a farla diventare una ricca città del Cilento che parteciperà, molto validamente, in seguito nei moti della metà del milleottocento, la cosiddetta primavera dei popoli.
tra rocce e aree marine protette
Castellabate trova la sua estensione sulla costa tirrenica quasi sulla punta meridionale sud del Golfo di Salerno e fa completamente parte del parco nazionale del Cilento;
le spiagge vantano soprattutto un territorio roccioso che regala un mare cristallino tutelato biologicamente quale patrimonio naturale ed ambientale dove è stato costituito uno tra i primi parchi marini italiani.
Proprio nella frazione di Santa Maria troviamo infatti l’ara marina protetta che si estende dalla Baia del Saùco fino alla punta di Ogliastro ed in alcune zone è vietata anche la balneazione.
una leggenda, o di più?
Parlando della costa rocciosa, possiamo dire che questa è dovuta a vari fenomeni erosivi dovuti al clima che ha generato delle spiagge fossili, a volte anche formata da grandi blocchi con numerose fratture di questi chiamate diaclasi.
Tra queste rocce caratteristiche locali, che con il tempo si sono formate e ovviamente levigate si trovano un paio di scogli interessanti a cui sono stati dati dei nomi: lo scoglio della Tartaruga è uno di questi; mentre l’altro che ricorda il volto di una donna ha la sua leggendaria storia.
lo scoglio della Principessa saracena
Il secondo scoglio somigliante al volto di una donna sembra si tratti di quello di Ermigarda, l’allora principessa saracena.
La ragazza era sempre triste, amava osservare il mare ed amava cavalcare in solitaria; un giorno sulla costa incontrò un giovane che la fece innamorare subito, tal Octavio, un pescatore locale.
I due innamorati vissero per tanto tempo felici ed insieme finché in una delle sue uscite di pesca, Octavio non fece ritorno;
tanto addolorata la ragazza non trovò pace e salita su una roccia si gettò in mare sperando di ritrovare tra le onde il suo amato Octavio.
Il gesto smosse la pietà di Nettuno che decise di trasformare i due giovani innamorati in due scogli e tuttora se si guarda questo scoglio sembra davvero di vedere la forma di una donna che guarda il mare, mentre alcuni dicono che la notte si riesca a sentire addirittura le grida di lei che piange.
jus primae noctis
Ecco un’altra leggenda molto conosciuta che risale al settecento, quando Castellabate era dominata da feudatari molto potenti.
Questa leggenda riguarda le nozze di due ragazzi locali: Teresa e Cipullo;
come si sa il feudatario, al tempo, esigeva la prima notte con la sposa…
quindi appena venuto a conoscenza del matrimonio dei due, fece subito sapere la sua pretesa, ma non si aspettava una sorpresa.
Sorpresa architettata dai sei fratelli di Teresa, che preparano un piano per uccidere il feudatario.
L’uccisione sarebbe dovuta avvenire durante un giorno di festa tramite uno sparo, ma purtroppo questo riuscì solo a ferirlo;
di tutta risposta i fratelli di Teresa ed il futuro sposo Cipullo, vengono decapitati e le loro teste esposte su una pietra quale monito per tutti.
Leggenda narra che durante i lavori di restauro a San Marco di Castellabate siano stati rinvenuti i teschi dei sette condannati.
“Quando un forestiero viene al Sud piange due volte: quando arriva e quando parte”
E già…
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