Che il Salento sia una terra spettacolare e favolosa è risaputo, ma scoprire Porto Selvaggio, un paradiso in terra è da rimanere incantati per sempre.
cos’è e dove si trova Porto Selvaggio?
Si tratta di un parco naturale regionale che comprende anche la Palude del Capitano diventato area protetta ed inserita dal Fondo Ambiente Italiano tra i cento luoghi da salvare.
Questo luogo incantato si trova in provincia di Lecce qualche chilometro dopo Porto Cesareo e prima di Gallipoli, in terra salentina, dove già è tutto molto bello qui sembra davvero di trovarsi fuori dal mondo.
com’è Porto Selvaggio?
Oltre che essere un luogo molto bello e che spero resti tale per sempre, senza essere rovinato da chi lo visita, è una zona con costa di rocce e frastagliate, dove vivono pinete e macchia mediterranea al cui interno scorrono vialetti sterrati per raggiungere le baie a piedi o tramite la navetta elettrica. Non è permesso alcun tipo di motore all’interno del parco, ma il proprio mezzo lo si deve lasciare nel parcheggio prima del parco.
tra baie,
Attraversando i vari viottoli si arriva alle baie, alcune più comode per poi bagnarsi ed altre meno, ma forse più consone al luogo e ovviamente più silenziose.
Le baie sono insenature naturali create dal mare e dall’erosione della roccia, così come la “grotta del Cavallo” naturale calcarea che fa parte di un gruppo di caverne naturali nella baia di Uluzzo.
e torri
Al solito ci troviamo di fronte ad una tra le numerose torri che dominano questa splendida terra, qui la Torre Uluzzo ha dato anche il nome dell’ingresso a questa parte di parco di Porto Selvaggio, e che al tempo comunicava con le altre due vicine.
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Torre Uluzzo
Il nome di Torre Uluzzo si alterna al nome di Crustano e si tratta di una torre costiera, più piccola rispetto alle altre della zona, costruita sembra nella metà del sedicesimo secolo a difesa del territorio e per volontà di Alfonzo de Salazar. Purtroppo una parte è crollata e non ha più la copertura, ma stranamente la parte che guarda al mare è ancora ben conservata.
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Torre dell’Alto
Dello stesso periodo della Uluzzo, la Torre dell’Alto veniva utilizzata anch’essa per la difesa del territorio con al suo interno anche delle cisterne per l’approvvigionamento dell’acqua, perché qui a uno dei piani era usato come abitazione delle guardie a cavallo.
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Torre Santa Caterina
Questa torre si trova un pochino più in alto rispetto alle altre due e grazie a lei le coste salentine erano al sicuro.
Per raggiungere la porta di accesso si deve salire una grande scalinata di pietra ed al piano terra erano sistemati i ricoveri per gli animali, mentre nel piano superiore di Torre Santa Caterina vi era stabilita una residenza con accesso da un’altra scala esterna.
ecco la Grotta del Cavallo
Non è difficile imbattersi in torri o grotte in queste zone, basta girar lo sguardo e subito se ne trova una, ma si sa che il territorio naturale offre vari spettacoli e non dimentichiamo che siamo una terra antica e rocciosa.
La Grotta del Cavallo è di natura calcarea come quella sospetta che si trova dalla parte opposta della Puglia e fa parte di un buon numero di grotte della baia di Uluzzo.
Il nome della grotta deriva da vari ritrovamenti di resti asinidi o di cavalli, che un tempo frequentavano la zona e di cui le guardie stesse si servivano per raggiungere le torri o avvisare chi di dovere se era in agguato qualche pericolo; a differenza di altre grotte, la Grotta del Cavallo non è molto grande a causa dell’acqua che nel tempo ha continuato a scorrere al suo interno ma la sua notorietà è data anche dal ritrovamento di alcuni resti molto antichi (esattamente due denti), addirittura risalenti all’Homo Sapiens in Europa.
sorgenti sotterranee o leggenda?
Quale luogo incantato non ha una leggenda da narrare?
Ebbene anche qui possiamo trovare una storia che fa sorridere, attenzione non si tratta di ridere, ma sorridere e da provare così come ho fatto io e che non posso ovviamente farvi assaggiare.
Così come il fiume Chidro ha la sua leggenda anche qui si narra di un “miracolo” che si può facilmente provare con una brocca, un bicchiere…, da mettere in mare per raccogliere un po’ di acqua che anziché essere salata sarà potabile e dolce oltre che cristallina in grado di fornire benessere generale.
Naturalmente questo non è né un fatto miracoloso né di un mistero perché dal fondo del mare è molto frequente la sorgente di acqua dolce grazie alla conformazione del sottosuolo e le proprietà terapeutiche di queste acque sorgive sono anche riconosciute e provate dalla scienza.
Quando però la scienza lascia spazio ci troviamo di fronte ad una leggenda che risale a tanti anni fa: all’agosto del 1540; quando l’allora duca Giovanni Bernardino Acquaviva venne assalito dai turchi era l’alba e mentre tentava di salvarsi fuggendo attraverso un ponte piangeva disperato, il ponte crollò e lui cadde in mare nel luogo esatto dove le fonti sorgive sottomarine ancora lasciano uscire acqua dolce e che gli anziani del luogo chiamano il “luogo dannato”.
Se andate e provate… fatemi sapere, sarà un’ulteriore prova di quanto scoperto anche da me.
le sfere di luci e la signora in bianco
Le lacrime del duca non sono le sole a dare spazio alla fantasia, anche nel bosco antistante le baie “vive” un’altra bella leggenda che spesso rende gli appassionati degni di tale nome.
Sembra che di notte in questa pineta, in questo bosco, si aggirino varie luci meglio definite come sfere di luci che senza meta e posa vaghino tra gli alberi e la macchia… ma alcuni sostengono essere le torce dei guardaparchi e altri no, chi lo sa?
Altri affermano di aver visto all’arrivo del crepuscolo, una signora che camminando si avvicinava a loro con passo lesto e appena a loro vicini, non si sia fatta vedere in volto perché… sprovvista e quindi trasparente, provocando fuga a gambe levate.
Chissà se a causa delle sfere di luce o della signora in bianco,
il parco è visitabile solo in alcuni orari?
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